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domenica 3 febbraio 2008

Satellite USA 193 e Detriti Spaziali

DETRITI SPAZIALI
Questa è la vera emergenza, viene dallo spazio ma non dagli Asteroidi

La vera emergenza spaziale non riguarda, o comunque lo è in minima parte, una eventuale collisione di asteroidi sul suolo terrestre (vds 2007-Tu24) bensì, i detriti spaziali prodotti da i vari satelliti lanciati in orbita e che per mille cause sono ora in disuso e/o fuori controllo.
Ce ne sono di tutti i tipi e dimensioni; circa novemila hanno dimensioni superiori a 10 cm, centomila (uno più uno meno) variano da 1 a 10 cm, infiniti ed incalcolabili quelli microscopici. Tutti assieme formano la “monnezza spaziale”.
Tra i più noti abbiamo un guanto perso da Edward White, una fotocamera persa da Michael Collins (chissà che marca era, mi debbo informare!!) missione Gemini 10, una chiave inglese (di provenienza italiana ma prodotta in Cina? Boh!!), uno spazzolino da denti e poi, bulloni, guarnizioni, vecchi serbatoi, tutto materiale da far invidia ad un rottamaio, chissà se ci sono anche i miei occhiali non riesco più a trovarli.
La maggior parte di questi detriti spaziali sono concentrati nelle orbite terrestri basse, molti anche nell’orbita geosincrona. L’unico denominatore comune è quello della pericolosità per i mezzi operanti nello spazio e per la Terra (prima o poi cadono e non tutti si disintegrano nell’atmosfera).
Per esempio, nel 1993, la prima missione di manutenzione del Telescopio Spaziale Hubble ha trovato un foro di oltre 1 cm di diametro in un'antenna ad alto guadagno. Nel 1996 il satellite francese Cerise entrò in collisione con un frammento di un razzo Arianne e solo dopo molti sforzi i tecnici riuscirono a ristabilizzare la rotta del satellite. L'impatto causò la distruzione di circa 4,2 metri del braccio di stabilizzazione a gradiente gravitazionale del Cerise. Due anni dopo, nel gennaio 1998, un missile americano Minuteman scomparve improvvisamente dagli schermi radar a circa 400 chilometri di quota, probabilmente distrutto dall'impatto con un detrito. Anche lo Space Shuttle è vittima della spazzatura spaziale: all'inizio della sua carriera i finestrini dovevano essere sostituiti dopo ogni missione per i danni provocati dai microdetriti. Oggi la navetta in orbita vola capovolta e a "retromarcia" in modo da tenere il più possibile al riparo dagli impatti le parti più vulnerabili e delicate.

Detriti spaziali o Ufo? Decidete voi.

Esempi eclatanti, per quanto riguarda i detriti sul suolo terrestre, sono quelli dello Skylab e della stazione russa Salyut-7, infatti, alcuni frammenti fuori controllo non finirono in mare ma colpirono l'Australia e l'Argentina, fortunatamente senza danni. Poi abbiamo il rientro (controllato??!!!) ed è quello della MIR. L’Agenzia Spaziale Russa, esaurito i fondi, decide che la Stazione Spaziale MIR, lanciata nel 1986 e destinata a durare 3 anni ma in realtà ne resta in servizio per 15, concluda la sua carriera con un tuffo nell’Oceano Pacifico. Il 20 febbraio del 2001 le 136 tonnellate di rottami si spargono in un'area tra 1500 e 2000 chilometri a est delle coste australiane. L'operazione di rientro si preannuncia delicata, soprattutto considerando le esperienze del passato. I tecnici russi assicurarono che questa volta tutto andrà bene, anche perché potrebbero chiedere il contributo dei colleghi della Nasa e dell'Agenzia spaziale europea con i quali la collaborazione è ormai ben collaudata.
Per la ricerca di soluzioni, più o meno definitive, sul problema dei detriti spaziali, si sono attivati vari organismi, tra cui l’ESA.
Oltre alle attività svolte presso l'ESOC (Darmstadt, in Germania ) per lo sviluppo di un sistema di segnalazione dei detriti, l'ESA conduce altre ricerche sui rifiuti spaziali presso il centro ESTEC (European Space Research and Technology Centre) nei Paesi Bassi, focalizzando l'attenzione principalmente sul segmento spaziale. Le attività includono:
Sviluppo e implementazione di rilevatori di impatto
Sviluppo e collaudo di schermi di protezione
Supporto alle attività di verifica delle diverse tipologie di schermi
Analisi dell'impatto su hardware recuperato
Valutazione dei danni da collisione
L'ESA non è la sola organizzazione impegnata sul fronte dei detriti spaziali. Il Dr. Toshiya Hanada, professore associato presso il Dipartimento di meccanica e ingegneria aerospaziale dell'Università di Kyushu, nei pressi di Fukuoka, in Giappone, sta lavorando alla realizzazione di un modello teorico della distribuzione dei detriti e allo sviluppo di sensori ottici capaci di eseguire la scansione degli pannelli solari dei satelliti per rilevare segni di impatti.
Il gruppo di ricerca del Dr. Hanada presta particolare attenzione all'orbita terreste geosincrona. "Abbiamo messo a punto un modello evolutivo dei detriti orbitali per l'orbita geosincrona e abbiamo condotto prove di impatto a bassa velocità, meno di 1,5 km/s, per realizzare modelli di impatto su un veicolo spaziale in tale orbita", riferisce il Dr. Hanada.
Il problema dei detriti ha chiaramente assunto una rilevanza globale.
Una notizia editoriale di questi giorni, comunque non è una novità, riguarda l’impatto sulla Terra di un satellite spia americano, l’USA 193 (NSSDC ID: 2006-057 A, nome alternativo: 29651). Tale satellite, oramai fuori controllo, dovrebbe rientrare tra fine febbraio e gli inizi di marzo 2008, ed il luogo dell’impatto dovrebbe (i calcoli delle traiettorie dei detriti, fino al momento del rientro nell’atmosfera, non possono essere formulati) interessare la regione del Nord America, senza ancora sapere se cadranno in mare o sulla terraferma.

Satellite spia kh12

L’impatto verrà gestito dalle Autorità Americane, le quali provvederanno ad assistere le Autorità Canadesi o Messicane. A tal fine si sta studiando un piano di emergenza, che prevede tra l’altro la distruzione dei detriti, che non si disintegreranno con l’impatto con l’atmosfera, per mezzo di missili.
L’USA 193 fu lanciato il 14 dicembre 2006 dalla base di Vandenberg AFB (Califonia, USA) alle 21:00:00 UTC, finì immediatamente fuori controllo per un’avaria del computer. Le dimensioni sarebbero di 4-5 metri e il peso approssimativo di 4,5 tonnellate. Attualmente si troverebbe a un'altitudine di circa 278 chilometri, ma la sua orbita si abbassa di almeno 500 metri al giorno. Ma finché non si avvicinerà fino a 100 km e inizierà a bruciare nell'atmosfera, sarà difficile stabilire dove cadrà 30 minuti dopo.
L’USA193, data la sua natura militare di satellite spia, potrebbe contenere materiale pericoloso e comunque tecnologia coperta da “segreto militare”. E’ quindi del tutto lecita la massima riservatezza delle Autorità Americane sul satellite in questione.
Il satellite trasporta un sistema di sensori sofisticato e segreto per il rilevamento tramite immagini radar spaziali, progettato per sostituire la Lacrosse / Vega / Onyx, si ritiene che sia fornito di due radar piatti allungati.

Monitoraggio in tempo reale del Satellite USA 193

USA 193
NSSDC ID:
2006-057 A
Descrizione
USA193 è un satellite militare americano, che è stato lanciato da Vandenberg AFB alle 21:00 UT del 14 dicembre 2006. Si tratta di un veicolo spaziale altamente classificato, di proprietà e gestito dal National Reconnaissance Office (ANR). Data la sua natura militare non sono disponibili ulteriori dettagli.
Nome alternativo
· 29651
Fatti in breve
Data lancio: 14 dicembre 2006, 21,00 UT
Veicolo di lancio: nulla
Sito di lancio: Vandenberg AFB, Stati Uniti
Agenzia di finanzamento
· National Reconnaissance Office (ANR) – Stati Uniti
Usi
· Di sorveglianza ed altri usi militari
Dettagli traiettoria
Type: Orbiter
Central Body: Earth
Epoch start: 2006-12-14 21:00:00 UTC
Parametri orbitali
Classificati

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