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giovedì 13 dicembre 2007

Stanotte (13/14 dicembre 2007) pioveranno stelle
E’ il trionfo delle Geminidi
(fonte quotidiano gratuito “City” – 13/12/2007)


Le protagoniste di una delle più spettacolari cascate di meteore prendono il nome dalla costellazione dei Gemelli. Si esibiscono ogni anno tra il 3 e il 19 dicembre.

Roma – Nulla a che invidiare alla notte di San Lorenzo. Perché quella che sta per venire, assicurano gli astronomi, porterà con sé una pioggia di stelle annunciata come uno spettacolo mozzafiato. In cielo si potranno ammirare (nuvole permettendo) le Geminidi, ovvero una delle più spettacolari cascate di meteore che si verifica ogni anno tra il 3 e il 19 dicembre, con un picco proprio tra oggi e domani sempre nuvole permettendo.
L’origine delle Geminidi è un oggetto avvolto nel MISTERO, noto come 3200 Phaethon. Il dilemma iniziò nel 19° secolo. Le prime Geminidi apparvero, infatti, improvvisamente nel 1862, sotto lo sguardo attonito degli osservatori videro dozzine di meteore sfrecciare nel cielo provenienti dalla costellazione dei Gemelli (da cui deriva il nome). Dopo oltre un secolo di ricerche della cometa responsabile del fenomeno, nel 1983 il satellite Iras della Nasa localizzò un oggetto lungo diversi chilometri, che si muoveva sulla stessa orbita dei meteoroidi in questione. Gli scienziati lo chiamarono 3200 Phaethon.
Può trattarsi di un asteroide, la cui orbita è tra la cintura di macigni spaziali compresa tra Marte e Giove; o di una cometa che ha perso tutto il suo ghiaccio dopo troppi passaggi nei pressi del Sole.
Qualsiasi sia l’origine di questa pioggia di meteore, resta il fatto che lo spettacolo è eccezionale. E quest’anno sarà ancora più bello, dato che la Luna, in fase crescente, non interferirà con la sua luce.

Nuovo tipo di stelle nane bianche

Individuato nuovo tipo di astri
(fonte quotidiano gratuito “City” – 13/12/2007)

In basso a sinistra la piccola nana bianca Sirio A,
al centro Sirio B

Individuato un nuovo tipo di stelle. Sono nane bianche con un’atmosfera di puro carbonio. Potrebbero essere lo stadio finale di stelle che erano caldissime: 200mila gradi.
Gli astri individuati hanno una temperatura di 24.000 gradi centigradi. Un confronto? Il Sole ha una temperatura di 5.780 gradi centigradi.

Scoperta Cometa Boattini C/2007 W1

Studioso italiano scopre una cometa
(fonte quotidiano gratuito “City” – 13/12/2007)

Cometa Hale-Boop

Si chiama Boattini, come l’astronomo italiano che l’ha scoperta. E’ la cometa indicata con la sigla C/2007 W1.
Andrea Boattini l’ha individuata lavorando nell’Osservatorio del Mount Lemmon, in Arizona.
Sarà visibile nel 2008, quando sarà più vicina al sole, da cui dista 500 milioni di chilometri.

Andrea Boattini (dati Wikipedia)

Andrea Boattini (1969) è una astronomo italiano, scopritore di numerosi asteroidi (170).
Dopo aver sviluppato un crescente interesse negli asteroidi, si è laureato nel 1996 presso l' Università di Bologna.
Attualmente lavora presso l'Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica (IASF) e l'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma.
Il 20 novembre 2007 ha scoperto la cometa C/2007 W1 (Boattini)
L'asteroide Boattini è così chiamato in suo onore.
Nel 2005 ha vinto il premio "Meteorite d'oro - Comune di Secinaro" per la sezione comete.

Dati Minor Planet
COMET C/2007 W1 (BOATTINI)
CK07W010 C2007 11 20.48331 11 45 54.46 +00 18 59.7 18.1 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 20.48815 11 45 54.75 +00 18 57.6 18.2 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 20.49299 11 45 55.04 +00 18 55.4 18.2 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 20.49770 11 45 55.29 +00 18 53.2 18.1 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 20.51841 11 45 56.52 +00 18 44.0 18.0 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 20.51966 11 45 56.55 +00 18 43.4 17.7 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 20.52090 11 45 56.62 +00 18 42.9 17.7 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 20.52213 11 45 56.70 +00 18 42.4 17.6 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.48470 11 46 52.64 +00 11 17.9 18.1 T EW063H06
CK07W010 C2007 11 21.48523 11 46 52.68 +00 11 17.6 18.1 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.48961 11 46 52.93 +00 11 15.9 18.1 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.49398 11 46 53.18 +00 11 13.8 18.0 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.49854 11 46 53.43 +00 11 11.6 18.0 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.50257 11 46 53.65 +00 11 10.4 17.4 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.50365 11 46 53.73 +00 11 09.1 18.0 T EW063H06
CK07W010 C2007 11 21.50677 11 46 53.94 +00 11 08.0 17.4 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.51102 11 46 54.15 +00 11 06.0 17.5 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.51547 11 46 54.40 +00 11 04.1 17.5 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.53815 11 46 55.72 +00 10 53.2 18.2 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.53919 11 46 55.77 +00 10 52.6 18.1 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.54023 11 46 55.84 +00 10 52.0 18.3 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 21.54127 11 46 55.90 +00 10 51.6 18.4 T EW063G96
CK07W010 C2007 11 23.34015 11 48 40.194-00 02 57.52 18.6 T EW063809
CK07W010 C2007 11 23.34147 11 48 40.273-00 02 58.06 18.5 T EW063809
CK07W010 C2007 11 23.34279 11 48 40.344-00 02 58.74 18.5 T EW063809
CK07W010 C2007 11 23.34528 11 48 40.494-00 02 59.86 18.5 T EW063809
CK07W010 C2007 11 23.34816 11 48 40.645-00 03 01.00 18.6 T EW063809
CK07W010 C2007 11 23.35077 11 48 40.794-00 03 02.23 18.5 T EW063809
CK07W010 C2007 11 23.35338 11 48 40.953-00 03 03.54 18.5 T EW063809
CK07W010 C2007 11 23.35489 11 48 41.040-00 03 04.22 18.5 T EW063809
CK07W010 C2007 11 23.35646 11 48 41.134-00 03 05.15 18.6 T EW063809
CK07W010 C2007 11 23.35827 11 48 41.235-00 03 05.71 18.6 T EW063809

Dettagli osservazioni:
809 European Southern Observatory, La Silla. Observer C. Snodgrass. Measurer A. Boattini. 3.58-m New Technology Telescope + CCD.
G96 Mt. Lemmon Survey. Observer A. Boattini. Measurers E. C. Beshore, A. Boattini, A. R. Gibbs, A. D. Grauer, R. E. Hill, R. A. Kowalski, S. M. Larson. 1.5-m reflector + CCD.
H06 RAS Observatory, Mayhill. Observers E. Guido, G. Sostero. 0.25-m f/3.4 reflector + CCD.

Orbite:
C/2007 W1 (Boattini)
T 2008 June 14.300 TT MPC
q 0.72012 (2000.0) P Q
Peri. 310.982 +0.273646 +0.958734
Node 334.585 -0.819679 +0.190501
e 1.0 Incl. 10.352 -0.503233 +0.211043
From 32 observations 2007 Nov. 20-23.

Effemeridi:
C/2007 W1 (Boattini)
Date TT R. A. (2000) Decl. Delta r Elong. Phase m1 m2
2007 11 16 11 41.55 +00 53.3 3.753 3.332 57.7 14.5 17.6
2007 11 26 11 51.23 -00 23.5 3.501 3.213 65.1 16.2 17.3
2007 12 06 12 00.70 -01 41.6 3.242 3.092 72.5 17.7 17.0
2007 12 16 12 09.87 -03 00.5 2.977 2.970 80.1 19.0 16.6
2007 12 26 12 18.59 -04 20.1 2.711 2.847 87.7 20.2 16.2
2008 01 05 12 26.74 -05 40.5 2.445 2.721 95.5 21.1 15.8
2008 01 15 12 34.09 -07 01.7 2.182 2.594 103.5 21.6 15.3
2008 01 25 12 40.40 -08 24.1 1.925 2.464 111.6 21.8 14.8

Marte – l’origine della vita? – Allan Hills 84001

Su Marte l’origine della vita
(fonte quotidiano gratuito “City” – 13/12/2007)


Su Marte i composti organici a base di carbonio e idrogeno, veri e propri mattoni della vita, si sono formati precocemente e non sono stati portati da una pioggia di meteoriti come si è finora creduto. A riscrivere la storia di Marte è l’analisi di uno dei meteoriti marziani più famosi, l’Allan Hills 84001.

Saturno e la Sonda Cassini

La sonda Cassini svela i segreti di Saturno
(fonte quotidiano gratuito “24’” – 13/12/2007)


Gli anelli del pianeta Saturno sono molto più antichi di quanto si credeva. Le ultime rilevazioni della sonda Cassini dimostrano che non si sono formati 100 milioni di anni per l’urto di una cometa, ma che potrebbero essere nati con il sistema solare.

NASA-BOEING – Operazione Luna

La Nasa avvia l’operazione Luna con Boeing
(fonte quotidiano gratuito “24’” – 13/12/2007)

Edificio Michoud – New Orleans

Obiettivo Luna: un contratto da 799,5 milioni di dollari è stato siglato tra la Nasa e la compagnia aerea Boeing, incaricata riprodurre il sistema di avionica del razzo Ares I. Il vettore sarà montato nel centro Nasa di Michoud e usato per riportare gli astronauti sulla Luna.

domenica 9 dicembre 2007

SPAZIO: Lanciato Cosmo-SkyMed 2

SPAZIO: Lanciato Cosmo-SkyMed 2
Il sistema Cosmo-SkyMed è composto da quattro satelliti radar con il compito di monitorare
e sorvegliare la Terra ai fini di Protezione Civile, strategici, scientifici e commerciali
(fonte Adnkronos e Ansa - 09/12/2007)

Video del lancio Cosmo-SkyMed2 – 08/12/2007

Dopo che era stato rinviato per due volte a causa del forte vento in quota e di problemi tecnici del lanciatore, questa mattina (09/12/2007) alle 3.30 italiane, dalla base statunitense di Vandenberg è stato messo in orbita il secondo satellite della costellazione di Osservazione della Terra, Cosmo-SkyMed, a bordo di un vettore Delta II della Boeing. Il sistema italiano Cosmo-SkyMed, che rappresenta la prima costellazione mondiale a carattere duale per l'Osservazione della Terra, prevede la messa in orbita di quattro satelliti radar, in grado di ''vedere'' con ogni condizione meteorologica e di luminosità.
Cosmo SkyMed (Constellation of small satellites for mediterranean basin observation) è il risultato della collaborazione fra Agenzia spaziale italiana (Asi) e ministero della Difesa ed è realizzato dalla Thales Alenia Space, alla Telespazio è affidata la responsabilità della realizzazione dei segmenti di Terra civili e militari. Complessivamente il valore del programma è pari a un miliardo. Il primo satellite della costellazione, lanciato il 7 giugno scorso, ha inviato a Terra le prime, spettacolari, immagini all'inizio di settembre e finora ha acquisito quasi 4.000 immagini corrispondenti, nelle varie modalità operative, ad una superficie complessivamente coperta pari a circa 6.900.000 chilometri quadrati, pari a 20 volte quella dell'Italia.
Cosmo SkyMed 1 ha anche fornito immagini di disastri naturali e ambientali come la frana di Bolzano, il naufragio della petroliera russa Volganeft - 139 nel Mar Nero, il ciclone in Bangladesh. Cosmo SkyMed 2 permetterà di raddoppiare queste cifre, acquisendo fino a 900 immagini al giorno, la mappatura di un milione e mezzo di chilometri quadrati e una maggiore frequenza. Nel 2008 sarà la volta del terzo satellite della costellazione,mentre il quarto ed ultimo sarà lanciato nel 2009. Si prevede che, complessivamente, i quattro satelliti saranno in grado di acquisire 1.800 immagini al giorno, che permetteranno di controllare e sorvegliare la Terra a fini di protezione civile (per la gestione dei rischi ambientali),strategici (difesa e sicurezza nazionale), scientifici e commerciali e in particolare per applicazioni nel campo della gestione dei rischi ambientali, delle emergenze.
Il terzo satellite sarà messo in orbita, sempre dalla base di Vandenberg in California, nel corso dell'estate del 2008.

ISS - Rinvio lancio Shuttle Atlantis

SPAZIO: Shuttle Atlantis STS-122 – 1E
Partenza rimandata al 2008
(Fonte Adnkronos – 09/12/2007)


Stemma della missione Shuttle Atlantis STS-122 1E

Shuttle Atlantis posizionato nella rampa di lancio (Pad 34A)

La Nasa ha sospeso il lancio dello shuttle Atlantis previsto per oggi (09/12/2007), a causa di un problema tecnico ai sensori del combustibile del serbatoio, e lo ha rinviato almeno fino a gennaio. Il problema tecnico, lo stesso per cui il lancio era stato rinviato gia' due volte da giovedi', e' stato scoperto quando la Nasa ha iniziato a riempire il serbatoio di combustibile. Il lancio era stato previsto per le 20.21 di oggi da Cape Canaveral, in Florida. Gli esperti avevano gia' avvisato che se il lancio non fosse stato effettuato entro 13 dicembre sarebbe stato necessario rinviarlo a gennaio 2008 e non avverrà prima del 2 gennaio. L'equipaggio dell'Atlantis dovrebbe nel corso della missione di 11 giorni attaccare il laboratorio spaziale Columbus alla stazione spaziale internazionale.
I sensori non sono ancora funzionanti. I ripetuti rinvii dei giorni scorsi, come sappiamo, erano dovuti a due dei quattro sensori ECO (Engine CutOff), che non hanno superato i test. I sensori, posizionati all’interno del serbatoio – contenente idrogeno e ossigeno liquidi. – hanno segnalato, uno dati falsi e l’altro indicava che il serbatoio era “wet”, asciutto, al posto di “dry”.

Schema dei sensori ECO dei serbatoi del STS-122

Alcuni dati dello Shuttle Atlantis STS-122 – 1E
Carico utile:
Columbus European Laboratori Module – Multi-Purpose Experiment Support Structure – Non-Deployable (MPESS-ND)
Orbiter: OV-104 Atlantis – Serbatoio esterno: ET-117 – Razzi ausiliari Bi132-RSRM-99 – Motori principali (SSME): 2059-2052-2057
Durata della missione: 12 giorni
Orbite previste: 171
Inclinazione prevista: 51°60’
Altezza prevista: 220 chilometri

Curiosità
C’è un pezzo di Gorizia nello Shuttle Atlantis STS-122 – 1E
Anche se non partono i nostri astronauti, lo fanno i lavori dei nostri progettatori italiani.
(fonte Messaggero Veneto – 7 dicembre 2007)

Nella progettazione e nella verifica dei sotto-sistemi di Columbus è stata coinvolta infatti la Aerostudi Srl di Gorizia che ha sede nella zona industriale in via Gregorcic. Gli esperti dell’impresa goriziana, cha ha come amministratore delegato l’ingegner Rolando Parmesani e come responsabile dei programmi l’ingegner Paolo Vagliasindi, sono stati coinvolti nello sviluppo del modulo Columbus a partire dal 1998 e i principali contributi della società di via Gregorcic hanno riguardato in particolare la progettazione e la verifica della struttura secondaria interna dal 1998 al 2001 e la progettazione e verifica strutturale del sistema di controllo termico e ambientale. Columbus è un modulo di forma cilindrica, misura 4 metri e mezzo di diametro e 7 metri di lunghezza per un peso al momento del lancio di 10,3 tonnellate. Columbus avrà un ciclo di vita previsto in orbita di dieci anni che permetterà all’Esa (l’Agenzia spaziale europea) di disporre del suo primo laboratorio nello spazio per eseguire esperimenti di lunga durata in condizioni di assenza di gravità, per ricerche che vanno dalla dinamica dei fluidi alla biologia molecolare, alla chimica, alla scienza dei materiali, alle neuroscienze. Nel modulo gli esperimenti saranno alloggiati in cinque rack rimovibili che potranno essere sostituiti da altri che verranno portati in orbita dai moduli logistici Leonardo e Raffaello, entrambi costruiti in Italia.

ISS - Shuttle Atlantis STS-122 – 1E - Finalmente si parte

ISS: Shuttle Atlantis STS-122 – 1E
FINALMENTE SI PARTE



Logo della missione Atlantis STS-122-1E (Credito: NASA)




Shuttle-Atlantis STS-122 - 1E (08/12/2007) (Credito: NASA)


Tutti i sensori sono ora funzionanti. I ripetuti rinvii dei giorni scorsi, come sappiamo, erano dovuti a due dei quattro sensori ECO (Engine CutOff), che non hanno superato i test. I sensori, posizionati all’interno del serbatoio – contenente idrogeno e ossigeno liquidi. – hanno segnalato, uno dati falsi e l’altro indicava che il serbatoio era “wet”, asciutto, al posto di “dry”.




Immagine dove viene mostrata la posizione dei sensori ECO del serbatorio dell'idrogeno


Finalmente alle ore 15,21 ora locale (ore 21,21 in Italia) lo Shuttle Atlantis, codificato come missione STS-122, ha preso il volo dal Pad 39A del Kennedy Space Center – base spaziale della Nasa di Cape Canaveral, in Florida. Durante la missione l’equipaggio dello Shuttle e gli astronauti già presenti sulla stazione (Expedition 16) collaboreranno per installare ed attivare il laboratorio dell’Agenzia Spaziale Europea, Columbus. Il nuovo laboratorio amplierà le possibilità di ricerca scientifica a bordo della stazione spaziale.



Alcuni dati dello Shuttle Atlantis STS-122 – 1E
Carico utile: Columbus European Laboratori Module – Multi-Purpose Experiment Support Structure – Non-Deployable (MPESS-ND)
Orbiter: OV-104 Atlantis – Serbatoio esterno: ET-117 – Razzi ausiliari Bi132-RSRM-99 – Motori principali (SSME): 2059-2052-2057
Attracco previso all’ISS:
Rientro previsto:
Durata della missione: 12 giorni
Orbite previste: 171
Inclinazione prevista: 51°60’
Altezza prevista: 220 chilometri



Curiosità
C’è un pezzo di Gorizia nello Shuttle Atlantis STS-122 – 1E
Anche se non partono i nostri astronauti, lo fanno i lavori dei nostri progettatori italiani.
(fonte Messaggero Veneto – 7 dicembre 2007)



Nella progettazione e nella verifica dei sotto-sistemi di Columbus è stata coinvolta infatti la Aerostudi Srl di Gorizia che ha sede nella zona industriale in via Gregorcic. Gli esperti dell’impresa goriziana, cha ha come amministratore delegato l’ingegner Rolando Parmesani e come responsabile dei programmi l’ingegner Paolo Vagliasindi, sono stati coinvolti nello sviluppo del modulo Columbus a partire dal 1998 e i principali contributi della società di via Gregorcic hanno riguardato in particolare la progettazione e la verifica della struttura secondaria interna dal 1998 al 2001 e la progettazione e verifica strutturale del sistema di controllo termico e ambientale. Columbus è un modulo di forma cilindrica, misura 4 metri e mezzo di diametro e 7 metri di lunghezza per un peso al momento del lancio di 10,3 tonnellate. L’attracco alla stazione spaziale internazionale dello shuttle con il modulo Columbus a bordo è previsto per domani alle 19.14. Columbus avrà un ciclo di vita previsto in orbita di dieci anni che permetterà all’Esa (l’Agenzia spaziale europea) di disporre del suo primo laboratorio nello spazio per eseguire esperimenti di lunga durata in condizioni di assenza di gravità, per ricerche che vanno dalla dinamica dei fluidi alla biologia molecolare, alla chimica, alla scienza dei materiali, alle neuroscienze. Nel modulo gli esperimenti saranno alloggiati in cinque rack rimovibili che potranno essere sostituiti da altri che verranno portati in orbita dai moduli logistici Leonardo e Raffaello, entrambi costruiti in Italia.

venerdì 7 dicembre 2007

Spazio - SkyMed2 - Rinvio lancio

SPAZIO: NUOVO RINVIO PER COSMO SKYMED 2
(fonte ansa 6-12-2007)

Lancio del primo satellite SkyMed1

ROMA - Nuovo rinvio per il lancio del secondo satellite della costellazione italiana Cosmo SkyMed per l'osservazione della Terra. Il rinvio, non ancora ufficiale, sarebbe dovuto a un problema tecnico del lanciatore Delta II rilevato dai tecnici della Boeing nella base californiana di Vandenberg. Una nuova opportunità di lancio potrebbe essere prevista nella notte fra sabato 8 e domenica 9, sempre alle 3,31.

Spazio - SkyMed - Il ruolo di Telespazio

Il ruolo di Telespazio nel Programma COSMO-SkyMed
COSMO-SkyMed è il programma di osservazione della Terra dell'ASI e Ministero della Difesa
(fonte telespazio 25 novembre 2007)


Il Centro di Controllo dell'intera costellazione COSMO-SkyMed è stato installato presso il Centro Spaziale del Fucino (L'Aquila) di Telespazio. Il Centro Spaziale di Matera è invece responsabile dell'acquisizione, del processamento e della distribuzione dei dati rilevati dai satelliti, per applicazioni civili.
Con la partecipazione a questo programma Telespazio amplia la propria offerta di applicazioni innovative, capaci di integrare dati radar e ottici ad alta risoluzione, come servizi operativi di monitoraggio e servizi informativi integrati, basati su un geodatabase e resi accessibili via internet.
Con COSMO-SkyMed, infatti, si apre l'era delle applicazioni operative di Geo-spatial Information non solo per la difesa ma anche per la gestione delle emergenze, del territorio e delle risorse naturali. Grazie alla elevata frequenza di rivisitazione dei siti, garantita dai quattro satelliti della costellazione, e alla tecnologia radar, che rende possibile acquisire immagini a qualsiasi ora del giorno e della notte anche in condizioni di cielo nuvoloso, Telespazio sarà in grado di offrire servizi di monitoraggio operativo finora non possibili.
I servizi applicativi derivabili da COSMO-SkyMed contribuiranno in modo significativo alla difesa del territorio su temi quali incendi, frane, siccità, inondazioni, inquinamento, terremoti, subsidenza, e alla gestione delle risorse naturali in campo agricolo e forestale con possibilità di controllo anche in campo catastale. In particolare COSMO-SkyMed sarà in grado di soddisfare gli stringenti requisiti operativi dei servizi del Programma GMES (Global Monitoring for Environment and Security) dell'Unione Europea, in cui Telespazio è fortemente presente con sviluppi e sperimentazioni su diversi progetti pre-operativi. I diversi prodotti e servizi applicativi avranno copertura globale, con informazioni utili sia su terra sia su mare, e saranno indirizzati anche verso settori industriali fortemente interessati alla gestione di attività e infrastrutture quali: trasporti, minerario/petrolifero, energia e telecomunicazioni.

Spazio - SkyMed presentate le prime immagini

Matera: Spazio, satelliti Cosmo Sky Med
scattano prime foto della Terra
(sabato 06 ottobre 2007)

L’immagine COSMO-SkyMed a 1 metro di risoluzione spaziale (modalità Spotlight) riprende la
sommità dell’Etna, il più studiato e famoso dei vulcani. La cima della montagna, alta 3340 m.

Sono state presentate al Centro di geodesia spaziale di Matera le prime immagini di osservazione della superficie terrestre restituite dalla missione italiana Cosmo Sky Med di cui e' in orbita il primo di una costellazione di quattro satelliti radar. Si tratta della prima missione duale, cioe' con scopi sia civili che militari.
A Matera, presso il centro fondato 25 anni fa nella Murgia ed intitolato a Giuseppe Colombo, viene seguito il segmento civile. I primi risultati di Cosmo Sky Med sono stati presentati con orgoglio dal presidente dell'Agenzia spaziale italiana, Giovanni Fabrizio Bignami, e dall'amministratore delegato di Telespazio, Giuseppe Veredice, alla presenza, fra gli altri, del sindaco di Matera, Emilio Nicola Buccico, e del sottosegretario di Palazzo Chigi, Gianpaolo D'Andrea, in rappresentanza del governo.
Cosmo Sky Med restituisce immagini molto nitide dell'osservazione terrestre. Ne sono state mostrate alcune in cui si possono vedere distintamente il delta del Po con la centrale di Porto Tolle o gli allevamenti di acquacoltura oppure l'Etna su cui e' visibile finanche la strada che porta al rifugio e sono percepibili i pilastri della funivia, o ancora le mangrovie sulla costa atlantica della Guinea Bissau oppure ancora le navi ferme al largo della Turchia per la navigazione del canale del Bosforo.
Un simulatore ha inoltre mostrato le numerose applicazioni a scopi di prevenzione e di tutela dell'ambiente. I satelliti, vista la costanza di acquisizione delle immagini a distanze temporali ravvicinate l'una dall'altra, saranno in grado di ricostruire anche le scie del petrolio abbandonato negli oceani oppure i movimenti centimetrici degli smottamenti, informazioni che potranno essere utili per la prevenzione e per gli interventi operativi.
Il sistema Cosmo Sky Med è un programma dell'Asi e del Ministero della Difesa, realizzato in qualita' di capocommessa dell'intero sistema da Thales Alenia Space mentre la responsabilita' operativa e della gestione dei dati e' affidata a Telespazio. Il Centro di Matera acquisisce ed elabora le immagini restituite dal satellite mentre la societa' Egeos, partecipata da Asi e controllata da Telespazio, si occupera' del segmento commerciale dell'uso delle immagini. La messa in orbita del secondo satellite della costellazione e' prevista per dicembre di questo anno dalla base di Vandemberg in California mentre l'intero sistema sara' completato entro il 2009.

Spazio - SkyMed presentate le prime immagini

Cosmo SkyMed entra in operatività
Presentate a Matera le prime immagini
(05/10/2007)


Si è conclusa la fase di verifica e settaggio, è entrata in piena operatività la prima costellazione radar al mondo ad uso duale per l'osservazione delle terra: COSMO SKYMED. Il primo dei quattro satelliti radar che compongono la costellazione, che si integrerà con i due satelliti ottici francesi (HELIOS 2), ha infatti concluso le necessarie verifiche tecniche per accertarne e ottimizzarne l'efficienza. Presso il centro di Geodesia Spaziale dell'ASI di Matera sono state presentate le prime immagini ad altissima risoluzione che il sistema è in grado di produrre, in ogni condizione di tempo e di luminosità grazie alla tecnologia SAR. L'elevata frequenza di rivisitazione, la copertura globale, oltre che le particolari caratteristiche tecniche rendono il sistema COSMO SKYMED il più avanzato al mondo. COSMO SKYMED è un programma dell'Agenzia Spaziale Italiana e del Ministero della Difesa, realizzato in qualità di capocommessa dell'intero sistema da Thales Alenia Space, mentre la responsabilità del Ground Segment e della sua gestione operativa è stata affidata a Telespazio. Sarà il centro di Geodesia Spaziale dell'ASI di Matera, avvalendosi di personale Telespazio, ad acquisire e processare le immagini COSMO SKYMED , mentre alla società EGEOS, partecipata da ASI e controllata da Telespazio, sarà affidata la commercializzazione delle immagini. La messa in orbita del secondo satellite della costellazione è prevista per il mese di dicembre 2007, mentre l'intero sistema sarà completato entro il 2009.

Spazio - Cos'è Cosmo-SkyMed?

COSA E’ SKYMED
(presentazione di Gianfranco Giusto)


Cosmo-SkyMed è una costellazione di quattro satelliti radar (con un’antenna ad apertura sintetica SAR) ad orbita bassa (620 Km) e ad altissima risoluzione (banda x 9.6 GHz) per l’Osservazione della Terra.
Il tempo di rivisitazione della stessa area è di 12 ore.
Ha un uso «duale» (Civile e Militare) con una risoluzione geometrica di 1 metro per uso civile e una risoluzione top secret per uso militare.
Nasce da un accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana e il Ministero della Difesa.Il primo dei quattro satelliti è stato lanciato il 7 giugno 2007, mentre la costellazione sarà completata entro il 2009.
Cosmo-Skymed sarà integrato dalla costellazione francese Pleiades-HR di 2 satelliti ottici che hanno un sensore pancromatico ad altissima risoluzione (o,7 metri) e un multispettrale ad alta risoluzione (2,8 metri). Il tempo di rivisitazione della stessa area è invece di 24 ore per i satelliti francesi.
Il campo di utilizzo spazia dalla Gestione dei Rischi Ambientali e delle Emergenze alla Difesa e Sicurezza fino ad arrivare al controllo del territorio (abusivismo edilizio, inquinamento, agricoltura, ecc.) e all’utilizzo per scopi commerciali. Ma tantissimi altri utilizzi sono previsti.

giovedì 6 dicembre 2007

ISS - Rinvio lancio Shuttle Atlantis

Problemi al combustibile, rinviato il lancio dello Shuttle
Anomalia a uno dei sensori, partenza rinviata di 24 ore. Il Columbus porterà in orbita i principali contributi dell'Agenzia Spaziale Europea alla Iss

Ultimo lancio del Columbia (STS 107)

Cape Canaveral, 6 dicembre 2007. - Problemi tecnici hanno costretto la Nasa a rinviare «di almeno 24 ore» la partenza dello shuttle Atlantis. Lo ha annunciato l'ente spaziale americano. Lo stop sarebbe stato deciso dopo che i tecnici della Nasa hanno rilevato un'anomalia in uno dei tre sensori che rilevano la pressione dell'idrogeno, il combustibile utilizzato come propellente per il razzo centrale dello Shuttle.
La Nasa per ora ha fissato il via alla missione per le 16:09 locali di venerdì (le 22:09 in Italia).

Laboratorio Spaziale Columbus – Shuttle Atlantis
Shuttle Atlantis al decollo
Stasera parte la casa spaziale europea
(fonte 24’ – quotidiano gratuito pomeridiano)

Stemma ISS

Sarà lanciato alle 22,31 ora italiana a bordo dello Shuttle Atlantis il laboratorio spaziale Columbus. Il progetto finanziato dall’Agenzia spaziale europea e realizzato da Eads e Thales Alenia space, consentirà all’Europa di avere la sua casa spaziale per le ricerche scientifiche a bordo della Stazione spaziale internazionale (ISS), in coabitazione con quelle di Usa, Russia e Giappone. All’interno del Columbus saranno condotti esperimenti nel campo della fisica, della biologia e della medicina, possibili solo nelle condizioni di microgravità riscontrabili nello spazio e non replicabili sulla terra.

Shuttle Atlantis - 12/05/2007

Atlantis trasporta Columbus, un laboratorio frutto di un programma da due miliardi di dollari portato avanti da anni dall' Agenzia spaziale europea (Esa), con un significativo contributo italiano. Circa 750 rappresentanti dell'Esa, delle varie agenzie nazionali e delle imprese coinvolte nella realizzazione di Columbus sono a Cape Canaveral per assistere al lancio.


Equipaggio Shuttle Atlantis Columbia

A portare in orbita il Columbus sarà un equipaggio di sette astronauti tra cui 5 americani della Nasa Stephen Frick, Comandante, Alan Poindexter, pilota, Stanley Love, Specialista di Missione, Rex Walheim, Specialista di Missione, e Leland Melvin, Specialista di Missione. Verranno affiancati da due astronauti europei dell’Esa, il tedesco Hans Schlegel, Specialista di Missione, e il francese Lèopold Eyharts, ingegnere di volo.

Clima - Appello scienziati ONU

Appello degli scienziati ONU sul clima:
“Restano 10-15 anni per cambiare, poi sarà tardi”
(fonte 24’ – quotidiano gratuito pomeridiano)

Restano 10-15 anni per ridurre le emissioni di gas serra, dopodichè il cambiamento climatico diventerà irreversibile. E’ l’appello lanciato dai 200 scienziati dell’Ipcc, l’organismo dell’ONU vincitore del premio Nobel per la pace. Gli scienziati si rivolgono ai negoziatori dei 180 Paesi che si sono radunati a Bali, in Indonesia, per discutere su come andare oltre il protocollo di Kyoto. Le trattative, però, rischiano di approdare a un nulla di fatto per l’opposizione americana: George W. Bush è ormai l’unico a non voler ridurre l’inquinamento – ora è anche un comitato del Senato Usa a sconfessarlo – ma per ora non pare disposto a cedere.

Foresta amazzonica

Foresta amazzonica
Addio Amazzonia in 25 anni
Per il Wwf sparirà il 60% della giungla
(fonte 24’ – quotidiano gratuito pomeridiano)


La deforestazione e il cambiamento climatico rischiano di distruggere o danneggiare in modo irreparabile il 60% della foresta pluviale amazzonica in Brasile entro il 2030. L’allarme è stato lanciato questa mattina dal Wwf, durante la conferenza internazionale sul clima in corso a Bali, in Indonesia.
Secondo gli esperti del Wwf, la deforestazione in Amazzonia potrebbe rilasciare nell’atmosfera da 55,5 a 96,9 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Ma questo è solo uno degli effetti negativi: le foreste funzionano come serbatoi di assorbimento del carbonio e proteggono il suolo da frane ed erosioni. Inoltre, ospitano metà delle specie animali e vegetali. Negli anni ’90 in America latina sono stati distrutti 4,3 milioni di foreste all’anno. Tra il 2000 e il 2005 il ritmo è rallentato, ma non di molto.

venerdì 30 novembre 2007

Questa la devo proprio dire!!!

SE IL MONDO NON SI VERGOGNA LO FACCIO IO PER IL MONDO

Facendo un Giro in giro (come diceva qualcuno!! “Crocodile Dundee – 1986”) sui vari blogs, siti internet e home pages dei vari motori di ricerca ho potuto notare, con grande vergogna e non stupore, che si affaticano tutti a mettere in grande mostra tutte le loro virtù e quelle di questo mondo (macchine, moto, trova amici, trova amori, donne nude, donne nude e non che si offrono, provoloni e sfruttatori, politicizzati da quattro soldi che senza neanche sapere di cosa parlano però lo debbono fare perdendo così l’occasione di stare zitti, gossip ridicoli a tutto spiano e tanto falso moralismo, mobbing on-line da parte di tanti blogger tendente a screditare o ad allontanare altri blogger che non la pensano come loro, e chi più ne ha più ne metta). Un grande motore di ricerca ha fatto partire un concorso sul tema dell’”ambiente” e su come i blogger possono cambiare il mondo. Io personalmente non ho partecipato (non sono all’altezza), ma, nel mio piccolo (ed è qui che lavoro), penso che il mondo vada cambiato partendo dalle radici, preservandole, curandole e facendo in modo che crescano sane e forti e non sfruttandole ed uccidendole.
Queste radici sono presentate su questo video, che prego a voi tutti di diffondere il più possibile, perché penso veramente che i blogger possano cambiare il mondo in meglio

E’ semplicemente vergognoso che nel terzo millennio l’essere umano (se così lo possiamo ancora definire), per poter vivere, debba sfruttare i bambini
Scusate lo sfogo, ma questo lo dovevo proprio dire!!!!!

giovedì 29 novembre 2007

Venere - Venus Express - Spettrometro Virtis

VENERE
L’occhio italiano di Venus Express scopre i segreti del “gemello bollente” della Terra
(29 novembre 2007 – Fonte INAF)

Venti a 400 chilometri orari, luce fluorescente ad alta quota, un doppio vortice che si estende per 3.000 chilometri al polo Sud di Venere. Sono questi alcuni dei risultati più importanti ottenuti dalla missione Venus Express presentati in una conferenza stampa alla sede parigina dell’Agenzia Spaziale Europea, ESA. Scoperte importanti, lo dimostra il fatto che la rivista Nature esce con un numero speciale in cui sono raccolti ben 9 articoli fondati sui dati forniti dalla sonda negli ultimi mesi. Ed importante anche il contributo italiano alla missione, con ricercatori dell’INAF e la Società Galileo Avionica. Ideato e realizzato nel nostro Paese grazie all’Agenzia Spaziale Italiana, lo spettrometro VIRTIS, montato sulla sonda, ha fornito agli astrofisici i dati per studiare in dettaglio l’atmosfera di Venere ed il suo micidiale effetto serra, che porta il suolo del pianeta a temperature di centinaia di gradi. Risultati e studi che gioveranno senz’altro anche ad una migliore comprensione dei meccanismi che regolano quella del nostro Pianeta.

Il vortice atmosferico sopra il polo Sud di Venere ripreso da VIRTIS

Immagine composita del polo Sud di Venere ottenuta da VIRTIS nel luglio del 2007. Le zone chiare mostrano la luminescenza dell'ossigeno nell'alta atmosfera dell'emisfero non illuminato del pianeta


Temperature sulla superficie intorno ai 450 gradi centigradi, un’atmosfera di anidride carbonica e con una pressione 90 volte maggiore di quella terrestre, venti che spirano a centinaia di km l’ora e nuvole di acido solforico. Ecco il “biglietto da visita” di Venere, un pianeta considerato, per le dimensioni e la composizione solida, “gemello” della Terra e reso così inospitale da un intenso e irreversibile effetto serra. Per conoscere meglio questo ambiente e magari aiutarci ad evitare in futuro di rivivere uno scenario simile sulla Terra, l’Agenzia Spaziale Europea ha lanciato nel novembre del 2005 la sonda Venus Express, che da oltre un anno sta trasmettendo una mole enorme di dati raccolti dai suoi sofisticati strumenti di bordo, tra cui VIRTIS, lo spettrometro ad immagini nell’infrarosso in gran parte ideato, progettato e realizzato in Italia da ricercatori dell’INAF e dalla Società Galileo Avionica del Gruppo Finmeccanica per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana. I primi risultati della missione sono stati presentati al quartier generale di ESA a Parigi nel corso una conferenza stampa, anticipando di poche ore la pubblicazione del numero odierno della rivista Nature, interamente dedicato alle scoperte scientifiche ottenute finora da Venus Express. E dei 9 articoli che costituiscono il volume, 2 sono stati realizzati grazie ai dati raccolti da VIRTIS e in cui hanno avuto un ruolo di primo piano i ricercatori dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica e dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario dell’INAF coinvolti nel progetto.
Per la prima volta studiati in grande dettaglio la struttura e i movimenti dell’atmosfera di Venere in prossimità del polo sud, ed i particolare del doppio vortice, una suggestiva struttura che modella le nubi in quella regione fino a formare una gigantesca “esse” rovesciata che si estende per quasi 3.000 chilometri, la distanza tra Sicilia e Scandinavia. VIRTIS ha ricostruito la mappa termica tridimensionale del vortice evidenziando, fatto curioso, una temperatura al polo maggiore che all’equatore.
“Le misure effettuate sul vortice al polo sud ci hanno riservato non poche sorprese” commenta Giuseppe Piccioni, Principal Investigator di VIRTIS. “Infatti abbiamo scoperto che l’atmosfera al polo sud ruota più velocemente di quella al polo nord, così come risulta dalle indagini condotte negli anni passati da altre missioni. In generale poi tutta l’atmosfera di Venere si muove molto velocemente, compiendo una rotazione completa in meno di 3 giorni a causa di venti in quota fortissimi, che superano i 400 chilometri orari, e molto variabili. Un fenomeno ancora non ben compreso che viene chiamato “super rotazione”.
VIRTIS ha anche permesso di osservare dettagliatamente fenomeni di luminescenza e fluorescenza nel guscio più esterno dell’atmosfera di Venere, tra 90 e 120 km dal suolo. Ciò è dovuto ai raggi ultravioletti emessi dal Sole che dissociano o eccitano le molecole di anidride carbonica, lasciando in quest’ultimo caso gli atomi di ossigeno liberi di ricombinarsi tra loro. Quando questo avviene al di sopra dell’emisfero non illuminato, viene emessa parecchia radiazione infrarossa che “illumina” il buio della notte di Venere. Nel lato diurno invece, a causa della fluorescenza, è un po’ come se Venere si trasformasse in una enorme lampada “a basso consumo” che emette una “luce” molto intensa ma non visibile dall’occhio umano.
“Le indagini su Venere sono tutt’altro che concluse” prosegue Piccioni. “Sempre grazie alle riprese di VIRTIS stiamo ricostruendo una mappa della temperatura superficiale del pianeta per capire se c’è presenza di attività vulcanica. E il prossimo ambizioso passo è quello comprendere e di ricostruire, per via matematica, i meccanismi che hanno prodotto l’effetto serra “galoppante” che osserviamo oggi su Venere. Per avere preziose indicazioni anche sull’evoluzione dell’atmosfera terrestre, aiutandoci così a preservare – si spera - la vita sul nostro Pianeta”.
“Risultati di questa importanza” dice Sylvie Espinasse dell’ASI “sono oggetto di grande soddisfazione per l’Agenzia che ha saputo identificare nello sviluppo degli spettrometri un filone di eccellenza dell’industria spaziale italiana. In effetti, VIRTIS di Venus Express è figlio di VIMS-V, attualmente operativo sulla sonda Cassini in orbita intorno a Saturno ed è il fratello gemello dello strumento VIRTIS a bordo della sonda ESA Rosetta. Infine è molto simile allo strumento VIR a bordo della sonda NASA Dawn. Attraverso un investimento tecnologico iniziale, l’ASI insieme all’industria e alla comunità scientifica, ha saputo massimizzarne il ritorno scientifico facendo volare lo stesso strumento su 3 missioni. Inoltre la sua credibilità a livello internazionale ha portato alla selezione di un altro spettrometro italiano a bordo della sonda NASA Juno che sarà lanciata verso Giove nel 2011.

Lo Spettrometro VIRTIS (Visible and Infrared Thermal Imaging Spectrometer) completamente assemblato, prima di essere integrato sulla sonda Venus Express

Supernova SN2006jc - Galassia UGC 4904

SUPERNOVA SN2006jc
Un lampo, poi la fine. Un bagliore nel cielo annuncia con due anni di anticipo l’esplosione di una Supernova
(14 giugno 2007 – Fonte INAF)

È un fenomeno mai osservato in precedenza: in una remota galassia, un “lampo” luminoso della durata di alcuni giorni, seguito a distanza di due anni da una esplosione di Supernova. I due eventi sarebbero stati prodotti dallo stesso oggetto celeste, una stella di almeno 60 volte la massa del nostro Sole giunta alla fine del proprio processo evolutivo. La scoperta, pubblicata oggi su Nature, è opera di un’équipe internazionale di astronomi, molti dei quali italiani e dell’INAF. Determinate anche il contributo fornito dai dati raccolti dai telescopi dell’INAF.

Supernova SN2006jc (contrassegnata dal cerchio rosso)


Era il 16 ottobre 2004 quando Koichi Itagaki, un astrofilo giapponese, osservando con il suo telescopio amatoriale una remota galassia, UGC4904, vide comparire un oggetto luminoso. Un bagliore effimero: dopo appena qualche giorno, era già scomparso. Ma si trattava solo di attendere. Due anni più tardi, nella stessa identica posizione, a circa 78 milioni di anni luce da noi, ha infatti luogo l’esplosione catastrofica e violentissima di una stella supermassiccia. Esplosione che dà origine alla Supernova SN2006jc.
Mai prima d’ora era stato osservato un evento simile. Un caso, una coincidenza? Oppure, quel lampo poteva essere stato il segnale premonitore— ancora non previsto da alcuna teoria astrofisica —dell’imminente esplosione che segna la fine del processo evolutivo delle stelle di grande massa? Un gruppo di ricercatori dell’INAF, insieme a colleghi europei ed asiatici, ha voluto vederci chiaro. E ha dato immediatamente inizio a una campagna di osservazioni, utilizzando numerosi telescopi sparsi per il mondo — tra i quali quelli dell’Osservatorio Astrofisico di Asiago e il Telescopio Nazionale Galileo alle Canarie, entrambi dell’INAF. Ebbene, il confronto tra le immagini raccolte nel 2004 e quelle del 2006 avvalora l’ipotesi che il lampo del 2004 sia stato emesso dallo stesso corpo celeste che ha generato SN2006jc: una stella di tipo Wolf-Rayet, ovvero una stella supermassiccia — inizialmente pari a 60-100 volte la massa del Sole — giunta nella fase finale della sua evoluzione con un’atmosfera priva di idrogeno.
I risultati di questa inattesa scoperta sono stati pubblicati oggi sulla rivista Nature, in un articolo firmato da un’équipe internazionale di astronomi coordinati da Andrea Pastorello, oggi all’Università di Belfast dopo aver conseguito il dottorato all’Università di Padova. «Il bagliore osservato nel 2004», spiega Massimo Turatto dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Padova, uno tra gli autori dello studio, «sarebbe stato prodotto da un enorme aumento di energia associato a una fase di grande instabilità, che ha preceduto l’esplosione finale di SN2006jc. La stella stava perdendo gli strati più esterni della sua atmosfera — in gran parte composti di idrogeno ed elio — attraverso il meccanismo detto “di vento stellare”. La conferma di questo scenario è fornita proprio dalle accurate osservazioni di SN2006jc ottenute con i telescopi dell’INAF. Dai dati si osservano infatti fenomeni di interazione tra il gas espulso ad alta velocità dalla Supernova e quello già presente intorno al corpo celeste prima della sua esplosione, rilasciato a bassa velocità dalla stella nell’evento del 2004».
Ora, gli astrofisici ipotizzano che quello di SN2006jc potrebbe non essere un caso isolato. «Analizzando il nostro vasto archivio di osservazioni di Supernovae», continua infatti Turatto «abbiamo individuato altri oggetti che mostrano caratteristiche simili a quelle di SN2006jc, e che erano stati genericamente classificati come “peculiari” per la scarsezza dei dati. Potremmo dunque essere di fronte ad una nuova categoria di oggetti celesti, oggetti in grado di fornirci nuove indicazioni per migliorare le attuali teorie sulle fasi finali dell’evoluzione delle stelle di grande massa».

Osservatorio di Asiago

mercoledì 28 novembre 2007

Un pò di emozione

STELLE

Un po’ di emozioni con questo bellissimo video e la stupenda canzone di Francesco Guccini (Stelle).
(per ascoltare la bellissima canzone si consiglia di disattivare il sottofondo musicale posto nella colonna sulla vostra destra)
Abbassate la luce, socchiudete gli occhi, rilassatevi e SOGNATE

MAGNIFICO

ora ho appena rifatto pace con il mondo e con il cervello

M15 - NGC 7078

M15
NGC 7078
Peg (Pegasus - Pegaso)
Ammasso Globulare

A.R. 21h30m,0 ; Dec. +12°10’ ; mag. 6,3 ; diametro 12’ ; distanza 30.500 a.l. ;
spettro integrato F3; Mag. assoluta –8,9 ; diametro reale 110 a.l. ; indice di colore B-V 0,68 (intrinseco 0,56) ; eccesso di colore B-V 0,12 ; assorbimento 0,4 mag. ; velocità radiale -110 km/sec..


Scopritore: Jean-Dominique Maraldi
Anno: 1746
Caratteristiche rilevanti: L'ammasso è uno dei più densi conosciuti: il suo nucleo ha subito una contrazione in passato, forse a causa di un buco nero. Questo collasso del nucleo è stato osservato anche in altri ammassi come M30. L'ammasso accoglie anche un notevole numero di pulsar e di stelle di neutroni, resti di stelle massive "morte" durante la giovinezza dell'ammasso. E’ uno dei pochi ammassi a contenere una nebulosa planetaria, Pease 1, nella sua periferia.
Altre designazioni: NGC 7078

Luminoso ammasso globulare (sorgente di raggi X), rintracciabile con il più piccolo aiuto ottico 4°,2 a nord-ovest di ε Peg; lo si può trovare circa 13° a nord dell’ammasso globulare M2. Nel raggio di soli 20’ da centro di quest’ammasso vi è una stella di mag 5,9 una di mag 7,4 e una di mag 7,7: la prima è di colore bianco-azzurro, le altre due tendono rispettivamente al giallo-arancio e al giallo; quest’ultima è prospetticamente situata a meno di 7’ dal centro di M15, cioè appena oltre le sue più deboli propaggini esterne. Attraverso un binocolo 10 x 50 M15 si presenta come un globo di luce sfocata; appare screziato e granuloso in un telescopio di 10-12 cm, per poi iniziare a rivelare le sue singole stelle con un’apertura di 15-18 cm. Uno strumento di 30 cm consente un’osservazione veramente magnifica dell’intero oggetto, anche se il centro dell’ammasso, a causa dell’elevatissima densità stellare, è di risoluzione difficile: occorre un seeing inferiore ad un secondo d’arco, di modo che le stelle rimangano assolutamente puntiformi applicando ingrandimenti fino a 250-300 x. La metallicità di quest’ammasso è molto bassa: appena lo 0,7% di quella del Sole.

M14 - NGC 6402

M14
NGC 6402
Oph (Opiuchus - Ofiuco)
Ammasso Globulare

A.R. 17h37m,6 ; Dec. -3°15’ ; mag. 7,6 ; diametro 12’ ; distanza 33.500 a.l. ;
spettro integrato F8; Mag. assoluta –9,3 ; diametro reale 110 a.l. ; indice di colore B-V 1,28 (intrinseco 0,70) ; eccesso di colore B-V 0,58 ; assorbimento 1,7 mag. ; velocità radiale -120 km/sec..


Scopritore: Charles Messier
Anno: 1764
Caratteristiche rilevanti: La sua luminosità è equivalente a quella di 400.000 soli, contiene centinaia di migliaia di stelle anche se la concentrazione di stelle al centro dell'ammasso è relativamente bassa. L'ammasso contiene più di 70 stelle variabili. Nel 1938, una nova è apparsa nell'ammasso
Altre designazioni: NGC 6402

Un ammasso globulare rintracciabile senza grosse difficoltà 7°,8 a sud di β Oph, ad esempio tramite un comune binocolo 10 x 50. Come già segnalato, la zona di cielo occupata dalla costellazione di Ofiuco appare spesso piuttosto povera di stelle, in quanto la presenza di polveri e gas presso il piano galattico finisce per mascherare buona parte delle stelle che al contrario, qui verso il centro della nostra Galassia sarebbero numerosissime. A riprova di ciò, l’assorbimento della luce di M14 è pari a circa 1,7 mag; come a dire che, lungo i 33 mila anni luce di spazio esistenti tra noi e quest’ammasso, vengono assorbiti i 4/5 della sua luce. E’ invece interessante notare che la Mag assoluta ce lo evidenzi come uno tra gli ammassi gloubulari più brillanti in assoluto della nostra Galassia. Quest’oggetto si mostra tuttavia piuttosto debole all’osservazione visuale; inizia infatti a lasciarsi risolvere in stelle solo attraverso uno strumento sui 30 cm di diametro. Si ottengono risultati fotografici discreti con una focale di circa 500 mm, buoni con una focale attorno ad un metro, ed ottimi con una lunghezza focale ancora doppia, fornita da un telescopio riflettore di 30 o 40 cm.

M13 - NGC 6205

M13
NGC 6205
Her (Hercules - Ercole)
Ammasso Globulare

A.R. 16h41m,7 ; Dec. +36°28’ ; mag. 5,9 ; diametro 17’ ; distanza 23.500 a.l. ;
spettro integrato F5; Mag. assoluta –8,5 ; diametro reale 110 a.l. ; indice di colore B-V 0,69 (intrinseco 0,67) ; eccesso di colore B-V 0,02 ; assorbimento 0,1 mag. ; velocità radiale -250 km/sec..


Scopritore: Edmond Halley
Anno: 1714
Caratteristiche rilevanti: Nel 1974 fu fatto un tentativo simbolico di inviare un messaggio verso altri mondi. Per celebrare un consistente ampliamento del radiotelescopio da 305 metri di Arecibo, un messaggio in codice di 1.679 bit fu trasmesso verso M13.
Altre designazioni: NGC 6205

Si tratta del famoso grande ammasso di Ercole, la cui fotografia è spesso presente nei libri divulgativi di astronomia; è facilmente localizzabile tra η e ζ Her. Dalle latitudini italiane M13 è l’ammasso globulare più agevole da risolvere in stelle in quanto, rispetto alla media degli altri globulari, è di luminosità intrinseca molto elevata, non è situato ad una distanza troppo grande, presenta una concentrazione di stelle positiva, ci passa quasi sopra la testa, cioè là dove il cielo è più trasparente. Le sue stelle più brillanti sono giganti rosse di mag intorno a 12,0. Un telescopio di 11-12 cm di diametro ne fornisce un’immagine più “granulosa”, mentre la risoluzione in stelle inizia con uno strumento di 13-15 cm, ancor meglio se a rifrazione cioè costituito da lenti. M13 diviene assolutamente spettacolare attraverso un’ottica di 30 cm, mentre l’osservazione offerta da un telescopio di apertura ancora doppia è veramente impressionante ed indimenticabile. Fotografie interessanti già a partire da 300 mm di focale, fino a giungere a risultati semiprofessionali con una focale di 2-2,5 metri.

M12 - NGC 6218

M12
NGC 6218
Oph (Opiuchus - Ofiuco)
Ammasso Globulare

A.R. 16h47m,2 ; Dec. -1°57’ ; mag. 6,6 ; diametro 14’ ; distanza 18.000 a.l. ;
spettro integrato F7; Mag. assoluta –7,7 ; diametro reale 75 a.l. ; indice di colore B-V 0,82 (intrinseco 0,63) ; eccesso di colore B-V 0,19 ; assorbimento 0,6 mag. ; velocità radiale -45 km/sec..


Scopritore: Charles Messier
Anno: 1764
Caratteristiche rilevanti: M12 si dirige verso di noi alla velocità di 16 km/sec
Altre designazioni: NGC 6218

M12 può venire rintracciato senza difficoltà 5°,7 a sud-est di λ Oph: si tratta di un ammasso globulare quasi gemello di M10, che si trova 3°,3 ancora in direzione sud-est. E’ visibile con facilità attraverso un binocolo 10 x 50, mentre diventa un oggetto interessane e parzialmente risolto in stelle in un telescopio dui 15 cm di diametro. Pur trattandosi di un ammasso globulare, la concentrazione di stelle presso il suo centro non è tra le più esasperate, motivo per cui lo si può ammirare risolto pressoché completamente con uno strumento di 30 cm, applicando ingrandimenti piuttosto spinti; occorre un cielo sufficientemente buio e trasparente e – soprattutto – un seeing adeguato. Fotograficamente, lavorando sul formato 24 x 36, si può riprendere M12 insieme al gemello e prospetticamente vicino M10 con una focale tra i 300 ed i 500 mm; le migliori immagini sono tuttavia appannaggio di un telescopio con una lunghezza focale superiore ad 1,5 metri. Ottime a questo proposito le riprese effettuate su un buon sensore CCD, in grado di evitare la completa saturazione delle stelle presso il centro dell’ammasso che affligge invece le classiche fotografie su pellicola.

M11 - NGC 6705

M11
NGC 6705
Sct (Scutum – Scudo)
Ammasso Aperto

A.R. 18h51m,1 ; Dec. -6°16’ ; mag. 5,8 ; diametro 14’ ; distanza 5.600 a.l. ;
Mag. assoluta –6,6 ; età 220 milioni di anni (spettro B8) ; diametro reale 23 a.l. ; stella più luminosa di mag 8,0 ; indice di colore B-V 0,52 (intrinseco 0,10) ; eccesso di colore B-V 0,42 ; assorbimento 1,3 mag. ; velocità radiale +20 km/sec..


Scopritore: Gottfried Kirch
Anno: 1681
Altre designazioni: NGC 6705

Si tratta di uno degli ammassi aperti più ricchi e spettacolari, che richiede soltanto un cielo di qualità almeno discreta al fine di controbilanciare la sua posizione non particolarmente alta sull’orizzonte. Situato 1°,8 a sud-est di β Sct, è già ben evidente attraverso un binocolo 10 x 50, molto staccato dal campo stellare circostante: a prima vista assomiglia ad un ammasso globulare, osservato però con uno strumento più potente. La visione diventa veramente stupenda ed interessantissima con uno binocolo 20 x 100, facilmente in grado di rivelare tutt’intorno la complessità di questa zona di cielo, piena di chiaroscuri dovuti ad enormi volumi occupati da polveri e gas interstellari freddi che screziano,interrompono e soffocano il denso tappeto luminoso costituito da innumerevoli stelle deboli della Via Lattea: M11 infatti si trova presso il bordo sud della grande nebulosa oscura B 111. Anche un telescopio di 20-30 cm di diametro può offrire un’immagine assolutamente mozzafiato di questo luminoso ammasso, a patto di non eccedere con gli ingrandimenti: le stelle più brillanti sono di colore bianco-azzurro e arancione. Ottime fotografie con una focale dai 300 mm in su.

sabato 24 novembre 2007

M10 - NGC 6254

M10
NGC 6254
Oph (Opiuchus - Ofiuco)
Ammasso Globulare

A.R. 16h57m,1 ; Dec. -4°06’ ; mag. 6,6 ; diametro 15’ ; distanza 14.500 a.l. ;
spettro integrato F8; Mag. assoluta –7,5 ; diametro reale 60 a.l. ; indice di colore B-V 0,92 (intrinseco 0,66) ; eccesso di colore B-V 0,26 ; assorbimento 0,8 mag. ; velocità radiale +70 km/sec..


Scopritore: Charles Messier
Anno: 1764
Altre designazioni: NGC 6254

E’ rintracciabile con facilità attraverso uno strumento grandangolare, come ad esempio un binocolo 10 x 50, circa 13° a sud di κ Oph, appena 1° ad ovest di 30 Oph. M10 è situato in una zona del cielo apparentemente piuttosto povera di stelle, ma che in realtà risente in maniera significativa dell’assorbimento interstellare operato dalle polveri della nostra Galassia, da cui piano equatoriale – anzi dal cui centro – in effetti quest’ammasso globulare non dista prospetticamente poi molto. Costituisce una splendida coppia con il vicino e quasi identico ammasso globulare M12, situato 3°,3 verso nord-ovest, che però è circa 3500 anni luce più lontano. Bell’oggetto in uno strumento di 15 cm di diametro, attraverso cui risulta già parzialmente risolto; M10 è splendidamente osservabile in un telescopio di circa 30 cm. In fotografia, sfruttando il formato 24 x 36, una focale sui 400 mm consente di catturare contemporaneamente sia M10 che M12, inquadrandoli bene in un’unica suggestiva immagine. Una focale decisamente superiore isola quest’ammasso, permettendo di risolvere meglio le sue singole finissime stelline; ideale un riflettore di 30-40 cm, con focale di 2-2,5 metri.

M9 - NGC 6333

M9
NGC 6333
Oph (Opiuchus - Ofiuco)
Ammasso Globulare

A.R. 17h19m,2 ; Dec. -18°31’ ; mag. 7,9 ; diametro 9’ ; distanza 22.500 a.l. ;
spettro integrato F3; Mag. assoluta –7,4 ; diametro reale 60 a.l. ; indice di colore B-V 0,94 (intrinseco 0,58) ; eccesso di colore B-V 0,36 ; assorbimento 1,1 mag. ; velocità radiale +220 km/sec..


Scopritore: Charles Messier
Anno: 1764
Caratteristiche rilevanti: in M9 sono state scoperte 19 stelle variabili
Altre designazioni: NGC 6333

Un ammasso globulare un po’ oscurato da gas e polveri interstellari, in quanto visibile in una direzione non molto lontana dal centro galattico. Esso infatti è parzialmente interessato dalla nebulosa oscura B64 (cioè Barnard 64, dal catalogo di 349 nebulose oscure redatto dallo statunitense Edward Emerson Bernard nel 1927) che, essendo più vicina a noi, ne maschera in parte la luce. Con un binocolo 10 x 50 lo si identifica, circa 3°,4 a sud-est di η Oph, simile ad una debole macchia sfocata. M9 richiede aperture piuttosto generose per iniziare a mostrare singolarmente le sue stelle: si ottengono visioni soddisfacenti con un telescopio sui 25 cm, sotto un buon cielo. Benché si tratti di un denso ammasso globulare, la concentrazione di stelle attorno al centro è piuttosto limitata rispetto alla media di questi oggetti: ciò rende possibile la sua risoluzione pressoché completa in stelle utilizzando uno strumento di circa mezzo metro di diametro. In fotografia, benché sia possibile registrare quest’ammasso anche con la più modesta attrezzatura, si ottengono immagini interessanti con una focale attorno al metro, e risultati splendidi con uno strumento di focale doppia.

M8 - NGC 6523

M8
NGC 6523
Sgr (Saggitario)
Nebulosa ad Emissione con Ammasso Aperto

A.R. 18h03m,8 ; Dec. -24°23’ ; mag. 4,6 ; dimensioni 1°30’x40’ ; distanza 5.200 a.l. ;
Dimensioni reali 14 x 60 a.l.


Scopritore: Le Gentil
Anno: 1747
Altre designazioni: NGC 6523

Nebulosa ad emissione soprannominata “Laguna” (“Lagoon Nebula”), contenente il giovanissimo ammasso aperto NGC 6530 le cui caratteristiche sono: mag. 4,6; diametro 15’; Mag assoluta -7,5; età 2 milioni di anni (spettro O5); diametro reale 23 a.l.; stella più luminosa mag 6,9; indice di colore B-V 0,14 (intrinseco – 0,2); eccesso di colore B-V 0,3; assorbimento 1,0 mag; velocità radiale -10 km7sec. Oggetto facilissimo sotto un buon cielo attraverso un minimo di ausilio ottico, come un binocolo 10 x 50. Situato circa 5° ad ovest (cioè verso destra) di λ Sgr, M8 appare già interessante e dettagliato in un grosso binocolo 20 x 100; osservazione notevole con un telescopio di circa 20 cm, attraverso il quale questa nebulosa rivela la sua trama assai irregolare e tormentata; si può utilizzare un filtro Deep-Sky, oppureUHC (“Ultra High Contrast”). Prima ancora di un grande telescopio, tuttavia, necessita un cielo quanto più possibile scuro, trasparente e con poca umidità, come in montagna. In fotografia, la resa è già interessante con un piccolo teleobiettivo di 135 mm, mentre una focale di 60-90 cm costituisce l’ideale per mantenere sul formato 24 x 36 l’intera nebulosa. Se si lavora con materiale bianco e nero, è raccomandabile l’uso di filtri rossi o addirittura Hα, in grado di accrescere in misura notevole il contrasto e l’incisione dell’immagine.

M7 - NGC 6475

M7
NGC 6475
Sco (Scorpione)
Ammasso Aperto

A.R. 17h53m,9 ; Dec. -34°49’ ; mag. 3,3 ; diametro 1°20’ ; distanza 780 a.l. ;
Mag. assoluta –3,8 ; età 220 milioni di anni (spettro B8) ; diametro reale 19 a.l. ; circa 80 stelle di cui la più luminosa di mag 5,6 ; indice di colore B-V 0,15 (intrinseco 0,09) ; eccesso di colore B-V 0,06 ; assorbimento 0,2 mag. ; velocità radiale -15 km/sec..


Scopritore: Tolomeo
Anno: 130 d.C.
Altre designazioni: NGC 6457

E’ l’oggetto più meridionale catalogato da Messier: nonostante ciò, è talmente luminoso che risulta molto evidente sotto un cielo non troppo velato da umidità e smog ed inquinato da luci artificiali; in queste condizioni è inoltre facilissimo da rintracciare 6°,2 ad ovest di ε Sgr. Nel campo di un binocolo 10 x 50 fa coppia con il vicino ammasso aperto M6, situato soltanto 3°,8 a nord-ovest, rispetto al quale risulta però molto differente in quanto nettamente più esteso, meno concentrato ed immerso in uno dei campi di stelle in realtà più densi della Via Lattea; M6 è comunque 2,5 volte più lontano da noi. M7 si trasforma in uno splendido oggetto attraverso un binocolo 20 x 80; si tratta di uno degli ammassi aperti più cospicui del cielo, benché non appaia tale dalle latitudini italiane perché penalizzato da un’altezza troppo ridotta durante il transito a sud; persino da Ragusa non si alza più di 18°,3 sull’orizzonte, mentre da Bolzano si limita ad un’elevazione di appena 8°,8. Charles Messier – sul cui orizzonte parigino M7 non poteva alzarsi più di 6°,3 – pur lamentadosi della “foschia spessa prodotta dal fumo di quella popolosa città”, avvistò M7 persino ad occhio nudo.

M6 - NGC 6405

M6
NGC 6405
Sco (Scorpione)
Ammasso Aperto

A.R. 17h40m,1 ; Dec. -32°13’ ; mag. 4,2 ; diametro 15’ ; distanza 2.000 a.l. ;
Mag. assoluta –5,1 ; età 50 milioni di anni (spettro B5); diametro reale 9 a.l. ; circa 80 stelle di cui la più luminosa di mag 6,2 ; indice di colore B-V 0,28 (intrinseco 0,13) ; eccesso di colore B-V 0,15 ; assorbimento 0,4 mag..


Scopritore: Hodierna
Anno: 1654
Altre designazioni: NGC 6405

Se non si trovasse così basso sugli orizzonti italiani, quest’ammasso aperto sarebbe annoverato come uno dei più belli in cielo. A causa della particolare disposizione delle sue luminosissime stelle è soprannominato “Butterfly”, cioè “Farfalla”. I colori contrastanti delle componenti più brillanti – alcune azzurre ed altre arancioni – lo hanno anche fatto soprannominare “Jewel Box”, cioè “Scrigno dei gioielli”, sebbene tale appellativo appartenga più esattamente all’ammasso aperto NGC 4755, di fatto visibile soltanto da latitudini australi della Terra a Declinazione -60°20’. Vale assolutamente la pena di fuggire almeno una volta dalla foschia e dalle luce della pianura, in quanto un’osservazione effettuata in montagna può rendere un po’ di giustizia allo splendore di quest’ammasso aperto, sia attraverso un binocolo potente che con un telescopio di medie dimensioni, utilizzato comunque ad un ingrandimento medio-basso. M6 è prospetticamente posto a soli 3°,5 dal centro della nostra Galassia, in una zona oscurata da polveri e gas; è facile da rintracciare 3°,8 a nord-ovest dell’ammasso aperto M7, a sua volta agevolmente localizzato 6°,2 ad ovest di ε Sgr.

M5 - NGC 5904

M5
NGC 5904
Ser (Serpente)
Ammasso Globulare

A.R. 15h18m,6 ; Dec. +2°05’ ; mag. 5,7 ; diametro 17’ ; distanza 25.000 a.l. ; spettro integrato F5; Mag. assoluta –8,8 ; diametro reale 120 a.l. ; indice di colore B-V 0,71 (intrinseco 0,68) ; eccesso di colore B-V 0,03 ; assorbimento 0,1 mag. ; velocità radiale +50 km/sec..


Scopritore: Gottfried Kirch
Anno: 5 maggio 1702
Altre designazioni: NGC 5904

Un luminoso ammasso globulare facilmente rintracciabile 7°,5 a sud-ovest di α Ser, ben visibile attraverso un binocolo 10 x 50. Ad appena 23’ dal suo centro vi è la stella 5 Ser, di mag 5,0 la cui distanza è di 80 anni luce; pertanto, essa è oltre 300 volte più vicina a noi di M5. Come la maggior parte degli ammassi globulari più luminosi catalogati da Messier, anche questo inizia a risolversi in stelle, almeno in periferia, con uno strumento di 13-15 cm. Spettacolare la resa visuale ottenibile attraverso un riflettore di 30 cm di diametro, in presenza di un buon seeing. La densità nei pressi del centro di quest’ammasso globulare è così elevata, che la completa risoluzione in stelle è riservata all’osservazione tramite un telescopio di circa un metro di diametro, oltre al fondamentale aiuto di un seeing molto buono. Nella fotografia a media o lunga posa, la notevolissima concentrazione di stelle trasforma il centro dell’ammasso in un’immagine praticamente bianca e uniforme, in quanto sovraesposta; questo problema non affligge invece le riprese tramite CCD, se opportunamente trattate, data la latitudine di posa particolarmente ampia che caratterizza questo tipo di sensore.